In questo periodo è diventato sempre più stringente dare una forma al binomio casa/lavoro, cercando di trovare un equilibrio sia in termini di spazio sia di gestione del tempo fra le attività domestiche e quelle lavorative.
Pian piano, si tornerà ad una sorta di normalità, tuttavia dall’esperienza della quarantena abbiamo iniziato a scoprire che forse la casa del domani sarà diversa da quella dell’oggi. Nuove esigenze infatti sono sorte e il mondo dell’architettura si è interrogato a riguardo cercando di comprendere quale può essere il ruolo cui è chiamato.
Un primo fattore da considerare è che la possibilità di lavorare da casa diventerà sempre più frequente. Difatti già da tempo alcune aziende sostengono l’idea della scrivania da prenotare. Questo, se da un lato comporta una perdita della personalizzazione del posto di lavoro, dall’altro ha il vantaggio di un minore impatto ambientale, riducendo il numero di lavoratori che ogni giorno si sposta in città. Ciascuno di essi però avrà la necessità di ritagliarsi un proprio angolo di lavoro in casa.
Un tema interessante diventa quindi il rapporto fra spazio privato e spazio pubblico, ossia l’interazione fra lo spazio domestico e quello che potrebbe andare in rete, ad esempio durante una videochiamata. La casa del domani dovrà prevedere uno spazio dalle giuste qualità di luce e silenzio per il lavoro e allo stesso tempo di privacy. Sarà utile ad esempio lavorare sul tema dello sfondo, creando soluzioni pratiche ed utili per le attività, come piani di appoggio e librerie, o soluzioni di impatto visuale come ad esempio una carta da parati colorata. La scelta dei giusti mobili potrà infine aiutare a definire uno spazio di lavoro flessibile, riservato e allo stesso tempo facilmente distinguibile dal contesto. Scrivanie dal profilo alto, librerie o paraventi vengono in aiuto a creare dei piccoli angoli che a fine giornata possono essere mascherati, separando così la zona di lavoro da quello della vita della casa.
Alcuni architetti hanno ipotizzato la possibilità di creare maggiori spazi comuni all’interno dei condomini proprio per accogliere i lavoratori, ma anche spazi per il gioco dei più piccoli. La condivisione dello spazio resta in definitiva una risposta molto gradita dall’utenza, sia da un punto di vista della gestione degli spazi e delle attività ma anche dei costi. La possibilità di trasferire delle funzioni fuori dalla casa, è un’opportunità per non ingolfare di richieste di spazio l’abitazione stessa, ma anche per condividere delle esigenze e per incrementare le relazioni di vicinato.
Un ragionamento interessante riguarda la concezione spaziale degli alloggi. Difatti se negli ultimi anni ha prevalso il modello open space, andando a soppiantare il modello con distribuzione a corridoio, al contrario si è visto come la possibilità di separare diverse zone della casa sia stato utile per la gestione delle attività interne.
Inoltre il modello funzionalista della casa, dove ad ogni locale era associata una funzione ben determinata, è stato rivoluzionato, oggi per necessità, da un modello più flessibile, dove in ogni luogo è possibile svolgere attività diverse. Analoghe considerazioni sono state messe in luce sugli arredi, osservando come lo stesso mobile abbia assunto funzioni diverse nell’arco della stessa giornata. Primo fra tutti il tavolo della cucina, che da luogo del pranzo è diventato anche spazio per lo studio, sede di preparazione di manicaretti e spazio di condivisione di momenti conviviali.
La casa del futuro forse sarà diversa da quella di oggi, avrà di sicuro imparato, così come lo abbiamo fatto noi, a sapersi adattare a nuove condizioni, a saper fare spazio ad attività che non erano state previste – asilo, biblioteca, coworking, ristorante – ma che se accolte possono trasformare una normale casa in uno spazio di tutti.
arch. Marivita Suma